Un tuffo nel passato per “raccontare” un paese negli anni d’oro

LA PASSIONE per la borgata, e la voglia di vincere anche la Sfilata, è letteralmente stampata sulla pelle… basta leggere la scritta sulle magliette, “Sarto” sul davanti e “Ria” sul dietro, che già si capisce tutto. L’armo delle Grazie è davvero sorprendente. Non solo l’impegno nel realizzare costumi “vincenti” ma anche l’energia e la grinta con la quale portano avanti la loro sfida. E la stampa sulle maglie dello staff, rigorosamente rosse con la scritta bianca, come i colori della borgata, è la dimostrazione palese di un popolo di mare, saldamente ancorato al suo territorio. Che anche nelle piccole cose dà il meglio di sé. Guardando cucire Roberta, Mariangela, Antonella, Francesca, Katia, Cinzia e Elisabetta, si resta semplicemente folgorati: ti parlano, ti sorridono, ma non staccano il piede dal pedale della macchina da cucire, dall’ago, dal filo o dalle forbici che tengono in mano. Metro rigorosamente sulle spalle, sembrano delle professioniste. Ma per la borgata questo e altro. Nessun sacrificio. Solo entusiasmo. Si incontrano tutte le sere nella palestra delle scuole: «Abbiamo iniziato a cucire i costumi per la sfilata il 4 luglio, da quando ci hanno dato le chiavi della palestra». Con loro gli uomini — Simone, Fabrizio detto Manolo, Emilio, Marco, Luigi, Massimiliano, Mirko, Franco, e Fabio che ha disegnato gli sfondi dei carri. Mani esperte che si incontrano nella palestra per l’assemblaggio degli oggetti, ma che poi vanno nel rimessaggio delle barche per dar vita ai carri allegorici. Che ancora non hanno preso forma, visto che il lavoro è iniziato da pochi giorni, ma che — come annuncia il responsabile della Sfilata, Marco Coluccia, che coordina anche le “operazioni” — saranno quattro. Con l’aggiunta della…Nella, la mitica e storica barca che vinse il Palio del Golfo nel 1932, venerata da tutti i graziotti. Che dopo la kermesse serale spezzina, “partirà” alla volta del Museo del mare. Il tema della Sfilata, per la borgata delle Grazie, sarà proprio questo: il racconto della prima vittoria remiera, nel 1932, e della storia del paese in quegli anni. Saranno dunque portati in scena, nelle vie e strade della Spezia, le tradizioni e i mestieri di una volta. Partendo, naturalmente, dalla rievocazione dei pescatori e dei palombari, essendo Le Grazie la città dei palombari. I borgatari “parleranno” degli uomini, di quello che hanno fatto per il borgo, di come hanno creato nuovi spazi per dar vita alle loro attività, ma anche delle donne che oltre ad aiutare i loro mariti, si occupavano della casa. Troveremo, quindi, le paesane intente al bucato, o ad ogni lavoro casalingo che si svolge all’aperto. Insomma, sarà una grande festa, ma soprattutto un omaggio ai tempi passati, e al trionfo della mitica barca numero 2, ben 82 anni fa. E chissà se tra i figuranti — «saremo in 120, ma sicuramente arriveremo a 150, e poi una trentina di bambini» — non ci sia davvero chi ha vissuto in prima persona gli anni d’oro graziotti… Il lavoro, dunque, non manca, per realizzare il sogno di rappresentare un’ambientazione da favola. Lavoro che, come si può ben capire, tiene occupato le donne e gli uomini volenterosi del paese. Le donne che sono partite alla volta di Prato, «in missione» dicono, per comprare le stoffe per i vestiti. E gli uomini che hanno aiutato le mogli a recuperare in casa, abiti antichi che magari da anni giacevano, dimenticati, negli armadi: camicie antiche, biancheria intima, scialli e capi d’altri tempi. Ecco dunque che i dadi sono presto tratti. Recuperando il materiale ovunque, i borgatari stanno portando avanti l’obiettivo: dopo la rappresentazione dell’Inferno di Dante, l’anno scorso, ora sono pronti a “raccontare” le proprie origini. E tra musica, balli e divertimento, faranno conoscere a tutti quelle tradizioni graziotte, radicate e tramandate e consolidate negli anni. Un elogio al paese e a tutta la sua gente.
LAURA PROVITINA

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