Al Canaletto il Palio non ti lascia mai ma ho detto basta, c’è troppo stress

«Al Canaletto il Palio non ti lascia mai ma ho detto basta, c’è troppo stress»

Parla la moglie dello storico capoborgata canarino. Dagli anni ruggenti e genuini del passato al perfezionismo estremo di oggi

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[Da Il Secolo XIX del 29/07/2018] – «Non sapevo neanche che cosa fosse il Palio del Golfo. Io sono del quartiere di Porta Rocca, nel centro della Spezia e le tradizioni del Canaletto non le conoscevo. L’atmosfera di borgata che si respira nel levante cittadino, da ragazza, non la immaginavo proprio». Quando Paola Socci rimette indietro le lancette dell’orologio sorride con un pizzico di nostalgia.

La moglie di Gianni Casali, 74 anni, capoborgata del Canaletto, è diventata, negli anni una donna del Palio del Golfo. Il marito ha vinto cinque disfide senior da vogatore, la prima con il San Terenzo, collezionando anche alcuni piazzamenti più altre da allenatore o dirigente del sodalizio remiero. Il figlio Marco, rappresentante di commercio, classe ‘74, ha vinto anche lui alla Morin. La figlia Michela, impiegata in una’impresa privata, (71) non voga «perchè all’epoca non c’erano gli equipaggi femminili» ma il nipote Manuel De Cola, oggi è negli juniores dei giallorossi. Per il momento la piccola Nora, 11 anni, figlia di Marco non è ancora salita in barca ma non si sa in casa Casali perchè il richiamo del Palio è troppo forte.

Com’è il suo rapporto con il Palio del Golfo? «Di amore ed odio perchè quando arriva quella giornata posso dire che sto male. Sono anni che non vado più in passeggiata Morin».

Perchè?

«Troppo stress. Non guardo neanche la televisione il giorno della gara».

Si tratta di un rigetto da overdose familiare? «Forse sì (sorride, ndr) in ogni caso al Canaletto non ci si salva perchè si vive per quella giornata e quella gara anche se negli ultimi anni qualche cosa è cambiato. Si sente».

Che cosa?

«Il clima è diverso rispetto agli anni ruggenti, parlo del periodo a partire dagli anni Sessanta in poi. Oggi l’entusiasmo è molto più contenuto. Forse perchè molti anziani non ci sono più e il quartiere ha perso un poco di passione e anche la sfida in se stessa è diversa».

Perchè?

«Credo che siano cambiamenti fisiologici ma all’epoca in cui gareggiava mio marito c’era un sano clima di dilettantismo in senso positivo. Oggi i vogatori hanno un tono professionistico che se da una parte fa salire il livello dall’altra fa perdere alcuni aspetti più goliardici».

Qualche esempio?

«Una volta i vogatori si accontentavano per la vittoria di avere come premio una serata in bisteccheria o un piatto di spaghetti oggi è diverso».

E la sfilata?

«Ho vissuto in prima persona anche quella e anche in questo caso ho tirato i remi in barca, restando in tema marinaro. Per trent’anni fino al 2006 ne sono stata una delle anime».

Ma come ha conosciuto suo marito?

«Giocava a pallone nell’Ausonia Brin. Il marito di una mia amica era l’allenatore e ci ha fatto conoscere. Ci siamo sposati nella chiesa della Pieve».

Pensava, quel giorno, che oltre al pallone c’era anche, dietro l’angolo, il canottaggio? «Francamente no e mi sono ritrovata subito in un clima che non conoscevo e che mi ha contagiato per anni».

Qualche esempio?

«L’atmosfera palio per chi abita al Canaletto, soprattutto negli anni d’oro, è qualcosa di particolare un pò come il calcio per i brasiliani. Si vive per quella giornata e ricordo che anche al lavoro, gestivo una pellicceria che ho chiuso nel 2001, avevo messo i colori della borgata in vetrina con tanto orgoglio. Insomma non si stacca mai al Canaletto dal Palio».

E in casa?

«Stessa cosa. Il Palio del Golfo è l’argomento di ogni discussione. Ancora peggio quando mio marito gareggiava oppure era in barca mio figlio. Dovevo stare attenta anche alla dieta dei miei familiari».

Che cosa cucinava loro in attesa della gara? «Voleva solo un piatto di pasta».

Avete animali domestici? «

Sì una piccola tartaruga di sei anni. Si chiama Tarta».

Sondra Coggio
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