« Doping, pronostici scontati, trucchi: così rischiamo la fine »

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L’amarezza del capoborgata del Canaletto Gianni Casali: mai come quest’anno il movimento è finito nell’occhio del ciclone  

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[Da Il Secolo XIX del 08/08/2018 Casali è uno dei totem più rappresentativi del Palio del Golfo. Quello che è accaduto in questi giorni attorno alla disfida remiera lo fa stare male.

Percepisce che qualcosa si sta sgretolando nel suo mondo ed è addolorato.

«Non ho buone sensazioni – esordisce lui – il caso presunto di doping del Cadimare, i pesi trovati addosso alla figlia di Paolo Lavalle, un Palio in cui vincono sempre gli stessi e il terremoto all’interno della Lega canottaggio sono segnali destabilizzanti per il Palio del Golfo». Cominciamo dal blitz dei carabinieri del Nas alla Morin.

«Una coltellata al movimento. Spero che non esca nulla, che nessun vogatore sia dopato, altrimenti…Aspettiamo novanta giorni perle analisi e incrociamo le dita».

Le dimissioni del presidente della Lega Jacopo Borniotto l’hanno sorpresa?

«Mi hanno amareggiato. Capisco le pressioni, lo stress. Ne so qualcosa, ma bisogna tenere duro. Riorganizzare la macchina del palio sarebbe difficilissimo. Trovare persone preparate, che svolgono il servizio a titolo gratuito non sarebbe affatto facile. Speriamo di trovare una soluzione, altrimenti sarebbe un’altra mazzata per il nostro movimento».

E poi la gara sta perdendo sempre più appeal, perché vincono sempre gli stessi.

«Colpa nostra. I vincitori sono molto bravi, inutile negarlo. Ma noi abbiamo sbagliato a concedere loro il famoso scarrellamento di dieci centimetri. Con quel regolamento l’allenatore Luca Cavallini ci è andato a nozze, preparando benissimo sotto il profilo tecnico i suoi vogatori e non lascia spazio agli avversari».

E allora come controbattere gli invincibili?

«Io la proposta l’ho lanciata: imbarcare un equipaggio che vanta massimo cinque vittorie complessive alla Morin. In questo modo si distribuirebbero i vogatori più forti e il palio sarebbe più combattuto».

Non le pare troppo limitativo?

 «E perché? Diversamente il palio diventa monotono, scontato. Ricordatevi quando Cavallini richiamo i cosiddetti “stranieri”. Ex campioni del canottaggio italiano, provenienti dal Sud, che monopolizzavano la gara alla Morin. Per fronteggiare questa avanzata riuscimmo a inserire nel regolamento l’obbligo della residenza in provincia da almeno cinque anni. Un provvedimento che salvò il palio».

Ora siamo punto e a capo?

«Oggi girano rimborsi spesa troppo elevati tra certi vogatori. E la maggior parte delle borgate non riesce a starci dietro. Il palio è passione, sudore, tanta fatica. Se parti e sai già che non hai neppure la minima speranza di salire sul podio, al nostro mondo non ti avvicini neppure. Invece oggi ci sono atleti semiprofessionisti che ad agosto sono nuovamente in mare per preparare il prossimo palio. Nella vita non fanno altro».

Paolo Ardito
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