Gli uomini passati alla storia

PALIO DEL GOLFO DELLA SPEZIA

Angelo Maioli

Figura storica, carismatica, paterna del “Palio“, per decenni aveva abituato il pubblico della passeggiata Costantino Morin al suo passaggio, sulla barca della federazione di canottaggio a sedile fisso. La sua minuta figura scatenava l’applauso delle migliaia di spettatori.

Ma l’applauso più grande lo ricevette nel 1979, quando la sua barca sfilò vuota.
Lui era morto quasi centenario in primavera.
Quell’anno, dai bordi di regata, si alzò un applauso che sembrava non finire mai.
Angelo Maioli la manifestazione l’aveva istituita nel lontano 1925, l’aveva seguita con amore e passione, ne aveva delineato le caratteristiche vitali e principali, aveva risolto le prime polemiche e poi, instancabile, aveva ri-fondato il “Palio” nell’immediato dopoguerra.
A lui tutti facevano riferimento e dal 1963 aveva conquistato il titolo di “Comandante del Golfo“. Era stato nominato anche Commendatore ma per tutti era il “papà del Palio del Golfo“.

Arturo Idilio Mori: Il Patron

Se Angelo Maioli è comunemente riconosciuto come il Papà del Palio, tra i vari dirigenti che hanno offerto contributi vitali e, per certi aspetti, irripetibili alla crescita
della disfida, vi è un cadamoto purosangue che nel 1979 ne raccolse l’eredità.

Arturo Mori, che sin dagli anni ’30 compare nelle foto d’epoca accanto agli equipaggi vincenti, che negli anni ’40 aveva difeso con passione le ragioni della sua Borgata e che, negli anni ’50 era stato anche Presidente della Federcanottaggio Provinciale, alla morte di Maioli ne prosegue l’opera, diventando il Patron del “Palio del Golfo“.

Fisicamente l’opposto rispetto alla figura minuta di Maioli, Mori ne condivideva l’amore e la passione per una gara ed una tradizione cittadina.
E in pochissimo tempo si guadagnò lo stesso rispetto, la stessa autorità e la stessa stima del vecchio “padre”.
Senza nessuna mania di protagonismo o di apparire, nessuna vena competitiva nell’organizzare tutte le complesse attività collaterali alla disfida remiera, Mori si prestò a condurre l’organizzazione con devozione e sobrietà sino alla morte, sopraggiunta per malattia nel 1986.
 

Gianni Casali 

Chi e’ Gianni Casali, capo borgata del Canaletto e personaggio storico del “Palio del Golfo”.

Abbiamo intervistato Gianni Casali, personaggio storico e capo-borgata del Canaletto.
Gianni, illustraci la tua carta d’identità, anagrafica e sportiva
Sono nato il 3 aprile del 1944. Amo da sempre il mare che è stato anche la mia vita. Ho cominciato a lavorare in mare quando avevo 14 anni. Ho poi intrapreso la carriera di vogatore, uno sport molto importante a quei tempi. Era certamente un vita dura perché conciliare il lavoro di miticoltore con questo tipo di sport non era facile. E’ anche vero però, che mi sono preso belle soddisfazioni, in quanto ho vinto tanto. A 16 anni venni imbarcato per il Palio senior nella borgata del Canaletto, dove rimasi per altri tre anni, durante i quali il mio equipaggio arrivò sempre secondo, per tre o quattro secondi. Così, l’anno successivo cambiammo borgata. Anche perché al Canaletto c’era la tradizione di avere le barche vecchie: non pareva si potesse quindi avere la soddisfazione di rompere quella monotonia…arrivare sempre secondi. Passammo al San  Terenzo dove, subito nel 1964, vincemmo. La cosa ci diede tantissima soddisfazione perché era dal ’43 che il San Terenzo non vinceva il Palio del Golfo. Quello fu però anche un anno di sofferenza, perché il Canaletto ci considerava dei “venduti”, delle persone poco serie dopo il nostro cambio borgata. Dal canto nostro però, il cuore era sempre rimasto al Canaletto. Ai dirigenti dell’epoca avevamo detto subito che, nel caso ci avessero messo a disposizione una barca nuova, saremmo tornati più che volentieri nella nostra borgata. Ciò accadde nel 1964 quando il Canaletto fece fare dai fratelli Mori quella famosa barca che tanto avevamo desiderato. Tuttavia, dato che i tempi non permisero ai Mori di consegnarci in tempo l’imbarcazione, per quell’anno ci fu prestata dal San Terenzo, in ringraziamento della vittoria che avevamo portato l’anno precedente alla borgata. E fu con quella barca che il Canaletto vinse il Palio del Golfo, come pure i successivi tre. Fu così che il Palio del Golfo divenne una passione per me, passione che poi ho trasmesso anche alla mia famiglia. Infatti, ho iniziato al Palio mio figlio quando aveva l’età per vogare negli junior. E anche lui ha avuto la fortuna di conoscere la gloria vincendo prima due pali junior e poi due senior. Era tanta la mia passione per il Palio che alla fine anche mia moglie ha deciso di inserirsi in un gruppo di borgatari che si dedicavano alla sfilata. Un gruppo a cui tengo particolarmente perché è grazie a loro che da un paio di anni a questa parte il Canaletto vince la sfilata del Palio del Golfo.

Per cui sei riuscito a far appassionare al Palio anche la famiglia…
Ho semplicemente cercato di trasmettere ai miei cari questo mio entusiasmo. Per tanti anni, hanno vissuto da vicino il Palio del Golfo. Ora lo vivono in prima persona.
 
Visto che sono tanti anni che vivi il Palio del Golfo, avrai immagino almeno un aneddoto da raccontare…
Diciamo che in 35 anni di attività nel Palio, ne ho viste un po’ di tutti i colori, come si dice..Per quanto riguarda gli aneddoti, come vogatore ne ricordo uno relativo al 1962 quando ero poco più di un ragazzino ed ero già capovoga nel Canaletto. Mi ricordo che le pre-Palio erano state vinte un po’ da noi e un po’ dall’equipaggio del Cadimare. Si aspettava quindi la gara del Palio per poter consacrare l’equipaggio più forte. Quel giorno facemmo prendere al timoniere come punto di riferimento la poppa di una nave che aveva una bandiera in cima. Peccammo però di ingenuità perché nel giro di un quarto d’ora, a causa del vento, la nave si spostò andando a segnare un altro traguardo. Per cui quel giorno, dopo essere stati in vantaggio per 1.000 metri, andammo a girare verso la boa del Lerici. A quel punto accorgendoci dell’errore, facemmo una virata particolare che ci fece perdere dei secondi preziosi. Alla fine vinse il CRDD e ricordo che quando sbarcammo piangevo dalla rabbia perché avevamo perso per una sciocchezza. Fu lì che uno dei più grandi personaggi del palio, Attilio Mori, mi appoggio una mano sulla spalla e mi disse “Vedrai che ne vincerai altri di Palii”. E difatti fu così. Da capo-borgata, una storia che ricordo è relativa a quando mi squalificarono per ben due anni. Nel 1991, quando fu il Muggiano a vincere il Palio, c’era una tecnica nuova, chiamata dello “scarellamento”. La Federazione non ha mai stato accettato il fatto che un equipaggio potesse “scarellare” il sedile mobile, in quanto essendo la nostra una Lega Canottaggio a Sedile Fisso, il sedile deve essere fisso e non può essere mosso. Quell’anno io feci presente che avrebbe vinto una barca che “scarellava”. E così successe. Ma dato che nella Lega c’era qualcuno a cui questa cosa aveva dato fastidio, venni squalificato. Andai a Genova per esporre le mie ragioni e mi venne detto che se avessi scritto ai giornali dicendo che quello che avevo detto non era vero, avrebbero ritirato la mia squalifica. Io non lo feci e quindi, per aver detto la verità, mi beccai due anni di squalifica.

Per cui hai vissuto due anni di Palio da spettatore, senza poter essere attivo…
No, quello che dovevo fare lo facevo. Solamente non potevo apparire negli scritti, non potevo avere un cartellino, eccetera. Anzi, dato che a quel punto potevo, mi tolsi anche qualche soddisfazione dicendo finalmente quello che pensavo ad alcune persone.

Nel 2005 il Palio del Golfo sta per vivere la sua 80’ edizione. Cosa è cambiato e cosa si può migliorare nel Palio?
Ora che il Palio è ripreso da tante televisioni, tutti possono vederlo. Prima era solo di pochi, e cioè di quelli che se ne appassionavano e lo vivevano in prima persona. Ed erano solo una piccola parte della nostra città. Ora grazie ai media, tantissime persone lo possono guardare anche da casa. E chi dice che c’è sempre meno gente si ricordi che è pur vero che tante persone preferiscono vedere il Palio sulla loro poltrona, senza andare nella calca che, la prima domenica di agosto, si riversa sulla passeggiata Morin. E’ vero che ci sarebbero da migliorare tante cose. Per quanto mi riguarda, ho sempre detto che per gli spezzini il Palio dovrebbe diventare come il Palio di Siena per i senesi. Se non ci riusciamo è perché sono sempre meno i soldi che vengono stanziati per questa manifestazione. Il Palio in sé per sé è una manifestazione eccezionale, ma ci sono poi tante altre “rifiniture” che sono importanti, quelle che contano. Pensiamo ad esempio ad una tribuna per tutta l’intera passeggiata Morin per dare la possibilità anche ai più anziani o ai bambini di poter vedere seduti con tranquillità la gara.

 

Umberto Bordino

Alcuni giorni dopo la Gara, abbiamo intervistato Umberto Bordino, speaker ufficiale del “Palio del Golfo” .

Umberto, ormai anche l’edizione 2004, la numero 79 va in archivio…Un Palio come quello di quest’anno non si era mai visto, vero?

La giornata delle gare è stata senz’altro meravigliosa. Sul piano puramente tecnico, devo dire che sono stati disputati ad alto livello tutti e tre i Palii. Anche se per quello femminile l’esiguo numero di partecipanti ha ridotto il campo di gara e i due armi favoriti hanno fatto una gara a sé. Invece, non mi sembra che abbia raccolto altrettanti lusinghieri giudizi la sfilata. Anzi mi sembra che ne abbia raccolti di negativi. Siamo un po’ dubbiosi sul futuro e sul senso di questa sfilata, fatta con molta approssimazione.

Per l’80° edizione del Palio del Golfo, riusciremo a vedere un palio femminile con tanti armi a gareggiare? Non credi che bisognerebbe impegnarsi per migliorare anche questo aspetto?
Secondo il mio punto di vista bisognerebbe incentivare economicamente le borgate a far sì che organizzino un equipaggio femminile. Perché non ci sono tanti armi femminili? Semplice, perché  essi devono essere seguiti da un allenatore, con un’altra barca. Questo implica cioè un dispendio di energie pari a quelle che già vengono occupate per i senior e gli junior. Per una borgata avere tre allenatori, con tre scafi che seguono tre equipaggi con tre barche, è una cosa un po’ complicata. Però di fronte alle complicazioni bisogna cercare delle soluzioni.
Ci sono delle borgate, come Canaletto, Fossamastra e Marola, che in passato hanno partecipato al Palio femminile, andando anche a vincerlo. Almeno da loro, ci aspettiamo senz’altro che schierino ancora un armo femminile, secondo il buon senso e la logica dell’albo d’oro. Così, si arriverebbe a otto armi in mare. Penso che alla fine sia un problema di organizzazione interna delle borgate. Per cui con un po’ di buona volontà e un sussidio economico, di cui le borgate necessitano, potremo vedere altri equipaggi femminili gareggiare per il Palio.
 
Altra nota negativa di quest’anno è stata la mancanza del Lerici, che non si è presentato né alle pre-Palio, né al Palio del Golfo…
Durante la presentazione del Palio avevo più volte fatto presente il mio dispiacere per l’assenza del Lerici. E’ pur vero che il Comune di Lerici era ugualmente rappresentato dal  Muggiano, dal San Terenzo, dalla Venere Azzurra e dal Tellaro. Mancava però il capoluogo. Dato che a Lerici non penso si possa parlare di problemi economici e che, da parte del Sindaco neo-eletto, mi sembra ci fosse tutta la disponibilità possibile, penso che quest’anno sia mancata solo la buona volontà.
 
Parliamo ora del Palio “gareggiato”. Quest’anno il Fezzano, andando contro ogni pronostico, ha fatto la doppietta portandosi a casa il 79° Palio del Golfo e il Palio Juniores…
Quello di quest’anno è un Palio che ha visto una grande gara. Abbiamo visto un Marola devastante nelle pre-Palio e che era quindi il favorito per la vittoria finale. Mi sembra che la stessa cosa successe anni fa al San Terenzo, che si aggiudicò tutte le pre-Palio, ma che poi il giorno della Gara non vinse. E’ una cosa che lascia il segno. Non vorrei che fosse l’inizio di un declino pericoloso. Spero vivamente che l’amico Cargiolli e tutta la borgata sappiano reagire positivamente al risultato di quest’ultimo Palio e che riescano a rimodellare un armo facendo gli opportuni inserimenti, visti i molti giovani interessanti che hanno. Il mio augurio è che continuino ad essere fra gli armi che puntano alla vittoria. Tanto è stata bruciante la sconfitta del Marola, tanto positiva è stata la vittoria, unita poi a quella del Palio Juniores del Fezzano che, per la prima volta, portano nella storia della borgata questa bella doppietta. E’ stato un palio molto bello perché giocato tra due armi che hanno condotto la gara in maniera veramente opposta. Una gara lenta, ma potente da parte del Marola e una gara agile e veloce da parte del Fezzano. C’era solo da vedere se il Fezzano avrebbe retto per tutti i 2.000 metri. Invece, non solo hanno tenuto duro ma hanno fatto un rush finale incredibile. Questo è merito di una preparazione molto attenta e scrupolosa che soltanto un tecnico esperto e competente come Flavio Taraborelli poteva fare.
 
Che cosa puoi dire invece del Palio junior, che è terminato anche con un ricorso da parte del Cadimare?
E’ stato giusto attendere un verdetto prima di dare la vittoria al Fezzano. La zavorra è stata comunque verificata perché era piombata all’interno dell’imbarcazione. Pertanto la giuria, nonostante la barca fosse stata precedentemente affondata – cosa non regolamentare – ha potuto ritrovare la zavorra ancora legata e piombata e fare tutte le verifiche del peso. E’ stato giusto aspettare il responso della giuria anche per far capire ai tifosi del Fezzano che devono imparare che ci sono dei regolamenti da rispettare. Prima di gioire bisogna permettere alla giuria di svolgere tutti i suoi compiti. Dopodiché si può anche affondare la barca in un eccesso di gioia.
 
Come vive il Palio uno speaker come te che ne è la voce appassionata?
Da cittadino della Spezia, posso dire che il Palio del Golfo è una cosa mia, che sento dal profondo del cuore. Abbiamo poche specialità da presentare al mondo intero e il Palio è una di queste. E’ una cosa che abbiamo soltanto noi, in uno specchio d’acqua incredibile, di cui la Natura  ci ha fatto dono. Speriamo solo che il diffondersi imbarcazioni da diporto non ce lo distrugga, con ulteriori pontili. Perdere questo campo di gara significherebbe perdere l’unica cosa veramente bella e propria di questa città. Io di fronte al Palio spero sempre di emozionarmi e di emozionare chi mi ascolta.
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